L'ABC della coesione

Questa pagina raccoglie in una serie di schede puntuali un’introduzione alle politiche di coesione nazionale e comunitaria, che a partire dalla storia della sua istituzione ne definisce e identifica le caratteristiche salienti.

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Cos'è la politica di coesione?

La politica di coesione ha lo scopo di garantire il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale, per contribuire a ridurre i divari e le disparità tra territori e regioni europee, agendo in particolare nelle aree meno sviluppate e per le comunità e le persone più fragili. Trae fondamento dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (art. 174) e dalla Costituzione italiana (art. 3 comma 2 e art. 119 comma 5), che richiedono interventi speciali per promuovere uno sviluppo armonico e rimuovere gli squilibri economici e sociali e per garantire l’uguaglianza nelle opportunità socio-economiche dei cittadini.

In Italia la politica di coesione è finanziata da risorse pubbliche aggiuntive, comunitarie e nazionali, provenienti rispettivamente dal bilancio europeo (Fondi strutturali) e nazionale (cofinanziamento nazionale ai Fondi comunitari, Fondo per lo sviluppo e la coesione e altre risorse nazionali complementari).

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Quand’è nata la politica di coesione?

A livello europeo la politica di coesione, o politica regionale, ha le sue origini nel trattato, firmato a Roma nel 1957, che istituisce la Comunità economica europea e richiede “interventi speciali” per promuovere uno “sviluppo armonico” dei territori della Comunità. In quell’occasione viene istituito il Fondo Sociale Europeo (FSE) per sostenere l’occupazione e assicurare opportunità lavorative più eque.
Nel 1975 nasce il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), che inizialmente finanzia singoli progetti scelti dagli Stati Membri.
Nel 1988 viene varata una riforma che definisce la politica di coesione vera e propria e i Programmi Operativi del ciclo 1989-1993 con obiettivi prioritari e geografici. Vengono introdotti 4 principi fondamentali: concentrazione sulle regioni più arretrate, coinvolgimento del partenariato economico e sociale, programmazione pluriennale e addizionalità delle risorse che non devono sostituire quelle ordinarie dei singoli Stati.
Con il ciclo 1994-1999 si osserva un ulteriore rafforzamento delle politiche di coesione europee, con un maggiore coinvolgimento dei livelli di governo territoriale e l’istituzione del Fondo di coesione che assiste gli Stati membri con un reddito nazionale lordo pro capite inferiore al 90% della media dell'UE (non riguarda pertanto l’Italia). Complessivamente in tale ciclo le risorse per la coesione arrivano a costituire un terzo del bilancio dell'UE. Alle risorse dei Fondi Strutturali sono sempre da accompagnare risorse del singolo Paese membro quale cofinanziamento nazionale obbligatorio per il quale, per ogni ciclo di programmazione, sono previste soglie minime e massime per i diversi ambiti territoriali ammissibili.
La politica di coesione europea è stata quindi programmata per cicli settennali a partire dal 2000-2006.

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Come si è sviluppata la politica di coesione nazionale?

L’articolazione a livello nazionale della politica di coesione ha inizio con la legge n. 208/1998 (artt. 60 e 61) che istituisce un Fondo rotativo per il finanziamento dei programmi di promozione imprenditoriale nelle aree depresse, cui fa seguito la costituzione, con la legge n. 289/2002 (che è la legge Finanziaria per il 2003), del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS). Successivamente, con il DL n. 88/2011 esso viene rinominato in Fondo Sviluppo e Coesione - FSC.
L’allocazione delle risorse del FSC a Piani, Programmi o progetti è attribuita al CIPESS (ex CIPE) su proposta dell’attuale Dipartimento per le politiche di coesione e per il sud della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai sensi della legge n. 122/2010 (art. 7, commi 26 e 27).
Con il DL n. 34/2019 e s.m.i. (art. 44) è stato stabilito di portare a unitarietà nel Piano Sviluppo e Coesione (PSC) tutti i diversi strumenti utilizzati nel tempo per programmare le risorse nazionali del Fondo Sviluppo e Coesione relative ai periodi di programmazione 2014-2020, 2007-2013 e 2000-2006.
Nel ciclo 2021-2027, la programmazione operativa delle risorse del FSC utilizza un nuovo strumento denominato “Accordo per la coesione”, introdotto con il DL n. 124/2023 e s.m.i. e sottoscritto tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e le singole Amministrazioni, individuando gli specifici interventi da realizzare.

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Cosa è un ciclo di programmazione delle politiche di coesione?

Nell’ambito del bilancio pluriennale europeo, le politiche di coesione cofinanziate da risorse comunitarie vengono programmate per cicli settennali a partire dal 2000-2006. Questo significa che a seguire sono stati identificati i cicli 2007-2013, 2014-2020 e 2021-2027, quello in corso. La chiusura di ogni singolo ciclo di programmazione non coincide con la data finale: in base alle regole finanziarie valide per i Fondi comunitari, la durata effettiva dei cicli di programmazione settennali si estende di ulteriori 2 o 3 anni (la cosiddetta regola “n + 2” in vigore per i cicli 2007–2013 e 2021-2027 o la regola “n + 3” per il ciclo 2014-2020) durante i quali possono quindi essere ancora spese le risorse. L’attuazione dei progetti dei Programmi cofinanziati dai Fondi comunitari per la coesione vede quindi una sovrapposizione tra la conclusione di un ciclo e l’avvio di quello successivo.

Per quanto riguarda le risorse nazionali per la coesione, inizialmente la programmazione dell’ex Fondo per le Aree Sottoutilizzate, oggi Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) era annuale, mentre a partire dal ciclo di programmazione 2007-2013 si è previsto, in analogia ai cicli comunitari, uno stanziamento pluriennale con previsione settennale.

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Come sono classificate le Regioni italiane nelle politiche di coesione?

Le risorse delle politiche di coesione sono allocate secondo un criterio territoriale che favorisce le aree più svantaggiate. Per quanto riguarda le risorse europee della coesione, le regioni con un prodotto interno lordo pro capite inferiore al 75% della media comunitaria sono le maggiori destinatarie dei fondi, attraverso progetti che ne favoriscono la crescita e la convergenza.
Nel corso dei periodi di programmazione le regioni italiane sono state suddivise in: “Obiettivo 1/Obiettivo 2” (fino al 2000-2006), “Convergenza/Competitività” (nel periodo 2007-2013), “Regioni meno sviluppate/Regioni in transizione/Regioni più sviluppate” (nei periodi 2014-2020 e 2021-2027).
Nel 2021-2027, le "Regione meno sviluppate" sono Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia; Abruzzo, Marche e Umbria sono le "Regioni in transizione" mentre "Regione più sviluppate" sono Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto e le Province Autonome di Bolzano e di Trento.
Per quanto riguarda la politica di coesione nazionale, il criterio di classificazione è geografico, con le regioni italiane suddivise in “Mezzogiorno” (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), a cui devono essere destinate l’80% delle risorse, e “Centro-Nord” (che comprende tutte le altre regioni e province autonome).
Sempre a livello europeo nel 2014-2020, le “Regioni meno sviluppate” erano Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia; le “Regioni in transizione” erano Abruzzo, Molise e Sardegna mentre le “Regioni più sviluppate” erano Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto, Umbria e le Province Autonome di Bolzano e di Trento. Nel 2007-2013, le regioni dell’Obiettivo Europeo “Convergenza” erano Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, con la Basilicata in fase di sostegno transitorio. Tutte le altre facevano parte dell’Obiettivo “Competitività”.

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Quali sono i macro-obiettivi della politica di coesione europea?

L'assegnazione delle risorse finanziarie dell'Unione destinate alla politica di coesione è incentrata su due obiettivi principali .

Il primo è l’obiettivo “Investimenti a favore dell'occupazione e della crescita" finalizzato a rafforzare il mercato del lavoro e le economie regionali.
Il secondo è la “Cooperazione territoriale europea (CTE)”, che interviene a livello transfrontaliero, transnazionale e interregionale. La CTE rappresenta un pilastro dell'integrazione europea, perché contribuisce a garantire che le frontiere non diventino barriere, avvicina gli europei tra loro, favorisce la soluzione di problemi comuni, facilita la condivisione di idee e buone pratiche e incoraggia la collaborazione strategica.

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Quali sono gli obiettivi strategici della politica di coesione 2021-2027?

Ogni sette anni l’Italia e la Commissione europea negoziano e siglano un Accordo di partenariato, all’interno del quale vengono definiti l’impianto strategico e la selezione degli obiettivi su cui si concentrano gli interventi finanziati dai Fondi europei per la coesione.
Nel periodo 2021-2027 la politica di coesione è articolata intorno a cinque obiettivi di policy definiti strategici per il FESR, il FSE+, il Fondo di coesione e il FEAMP:
● Obiettivo di policy 1: Un'Europa più intelligente - trasformazione economica innovativa e intelligente;
● Obiettivo di policy 2: Un'Europa più verde e a basse emissioni di carbonio;
● Obiettivo di policy 3: Un'Europa più connessa - mobilità e connettività regionale alle TIC;
● Obiettivo di policy 4: Un'Europa più sociale attraverso l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali;
● Obiettivo di policy 5: Un'Europa più vicina ai cittadini - sviluppo sostenibile e integrato delle aree urbane, rurali e costiere mediante iniziative locali.

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Quali sono i temi della politica di coesione?

Le politiche di coesione sono volte a favorire il riequilibrio territoriale attraverso il sostegno a interventi multisettoriali. I temi che caratterizzano Programmi e progetti sono quindi molteplici. Nel quadro degli obiettivi della politica di coesione, l’Unione europea definisce per ogni ciclo di programmazione un elenco di temi prioritari, relativi allo sviluppo regionale, rurale e urbano dell'UE, a cui sono associati i singoli interventi finanziati. Nel 2021-2027, i settori d’intervento sono 182. Anche a livello nazionale, i diversi strumenti utilizzati per programmare le risorse destinate al riequilibrio territoriale, fanno riferimento a diverse classificazioni di ambiti e settori di intervento: i settori prioritari nazionali sono 10.
In Italia, il portale unico nazionale OpenCoesione ha introdotto una classificazione sintetica e semplificata per facilitare la lettura tematica trasversale delle politiche di coesione nazionali ed europee nei diversi cicli di programmazione, attribuendo ogni singolo progetto a un tema sintetico. Quelli individuati sono 11: Ricerca e innovazione, Reti e servizi digitali, Competitività delle imprese, Energia, Ambiente, Cultura e turismo, Trasporti e mobilità, Occupazione e lavoro, Inclusione sociale e salute, Istruzione e formazione, Capacità amministrativa.

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Che differenza c’è tra i Fondi Strutturali e i Fondi Strutturali e di Investimento Europei?

I Fondi strutturali europei sono gli strumenti finanziari messi a disposizione dall’UE per sostenere la politica di coesione. Tali Fondi sono finanziati grazie a una dotazione comunitaria, a cui si accompagna un obbligo di cofinanziamento nazionale. A partire dal ciclo di programmazione 2000-2006, tale dotazione comunitaria viene stanziata nell’ambito del bilancio pluriennale europeo per cicli settennali. Nel ciclo 2007-2013, i Fondi strutturali (FS) hanno preso il nome di Fondo europeo per lo sviluppo (FESR) e Fondo sociale europeo (FSE). Nel ciclo 2014-2020 ai Fondi strutturali sono stati assimilati anche il Fondo Europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo Europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP). Si è così passati a parlare di Fondi strutturali e di investimento europei (SIE). Con il ciclo 2021-2027 ai Fondi Strutturali si è aggiunto anche il Fondo per la Transizione Giusta (JTF - Just Transition Fund), mentre il Fondo Sociale Europeo (FSE) è stato sostituito dal FSE Plus (FSE+).

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Che cos’è la spesa certificata all’UE per i Fondi Strutturali?

Quando si fa riferimento alla spesa certificata all’UE si indica il valore complessivo delle richieste di rimborso delle spese già sostenute che vengono presentate alla Commissione europea dalle Amministrazioni titolari dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali. Tali richieste, per ogni annualità contabile delle risorse impegnate sul bilancio comunitario per ciascun Fondo strutturale (FSE, FESR) e Programma Operativo, sono da presentare entro una scadenza stabilita. Quando le risorse non risultano certificate alla Commissione entro i termini prestabiliti sono soggette a disimpegno automatico e questo comporta una riduzione del finanziamento comunitario e del corrispondente cofinanziamento nazionale del Programma.

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Che cosa è il Performance Framework (Quadro di riferimento dell’efficacia dell’attuazione)?

Quando Il Performance Framework (Quadro di riferimento dell’efficacia dell’attuazione) è uno strumento introdotto per la prima volta nel ciclo di programmazione 2014-2020 per migliorare l’efficacia dell’attuazione dei programmi delle politiche di coesione cofinanziati da risorse europee.

Per quanto riguarda il ciclo 2021-2027, esso viene definito agli articoli 16 e 17 del Regolamento (UE) 2021/1060, che stabiliscono che ciascuno Stato membro è chiamato a istituire un quadro di riferimento dell’efficacia dell’attuazione che preveda la sorveglianza, la rendicontazione e la valutazione della performance del programma durante la sua attuazione per contribuire in questo modo a misurare la performance generale dei fondi.
Il Performance Framework relativo all’efficacia dell’attuazione consta di:

• a) indicatori di output e di risultato collegati a obiettivi specifici stabiliti nei regolamenti specifici relativi ai fondi selezionati per il programma;
• b) target intermedi da conseguire entro la fine dell’anno 2024 per gli indicatori di output;
• c) target finali da conseguire entro la fine dell’anno 2029 per gli indicatori di output e di risultato.

Il quadro di riferimento delle prestazioni per i programmi di spesa dell'UE 2021-2027 comprende più di 800 indicatori che misurano le prestazioni rispetto a più di 170 obiettivi specifici.
Per quanto riguarda i target intermedi da conseguire entro la fine dell’anno 2024, il Regolamento STEP “Piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa” di febbraio 2024 ha introdotto la possibile esenzione dalla verifica di metà periodo qualora la totalità dell’ammontare delle quote di flessibilità relative agli anni 2026-2027 di un programma sia definitivamente allocata sulle priorità STEP.

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Che cos’è REACT-EU?

L’iniziativa REACT-EU è stata introdotta nell’ordinamento comunitario nell’ambito della Strategia europea di contrasto all’emergenza COVID-19 per assegnare risorse supplementari del bilancio UE 2021-2027 alla politica di coesione 2014-2020. Ciò è avvenuto nelle annualità 2021 e 2022, allo scopo di promuovere il superamento degli effetti negativi della crisi sanitaria sull'economia, sull'occupazione e sui sistemi sociali nelle regioni colpite dalla pandemia di COVID-19 e favorire, al contempo, la transizione verde, digitale e resiliente di economia e società. In particolare, REACT-EU si avvale di una dotazione a livello UE pari a 50,6 miliardi a prezzi correnti (47,5 miliardi di euro a prezzi 2018), assegnati ai Paesi membri sulla base del metodo di allocazione previsto dal Regolamento UE n. 2020/2221.

L’Italia dispone complessivamente di 14,4 miliardi di euro a prezzi correnti di cui la tranche relativa all’annualità 2021 ammonta a 11,4 miliardi di euro, mentre la tranche relativa al 2022 è pari a 3,1 miliardi di euro, Le risorse europee sono integrate da un cofinanziamento nazionale pari a 186,4 milioni di euro previsto per la sola assistenza tecnica. Nel 2021 e nel 2022 l’Italia ha inviato alla Commissione due documenti di programmazione delle risorse REACT-EU. I Programmi europei 2014-2020 interessati da un incremento di risorse per effetto degli stanziamenti REACT-EU sono: PON Governance e capacità amministrativa, PON Imprese e competitività, PON Città metropolitane, PON per la Scuola, PON Ricerca, PON Sistemi Politiche Attive e Occupazione, PON Infrastrutture e Reti, PON Inclusione e Programma FEAD.

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Che cos’è il Regolamento STEP?

Il 29 febbraio 2024 è stata pubblicato dalla Commissione europea il Regolamento (UE) 2024/795 (Regolamento STEP) che introduce la “Piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa” (Strategic Technologies for Europe Platform, STEP) per sostenere lo sviluppo delle tecnologie strategiche.
L’obiettivo centrale del Regolamento STEP è potenziare la produzione di beni industriali intermedi e finali per i quali la pandemia da COVID-19 ha evidenziato preoccupanti deficit per tutti gli Stati Membri.
La piattaforma STEP è istituita, in particolare, con due obiettivi.
Il primo è sostenere lo sviluppo o la produzione di tecnologie critiche in tutta l'Unione anche per salvaguardare e rafforzare le catene del valore nei seguenti settori:

1) tecnologie digitali e innovazione delle tecnologie "deep tech";
2) tecnologie pulite ed efficienti sotto il profilo delle risorse, incluse le tecnologie a zero emissioni nette, come definite nel regolamento sull’industria a zero emissioni nette;
3) biotecnologie, compresi i medicinali inclusi nell’elenco dell’Unione dei medicinali critici.

Il secondo è - attraverso le risorse attivate nell'ambito della piattaforma - affrontare le carenze di manodopera e di competenze essenziali a sostegno degli obiettivi descritti, attraverso progetti di apprendimento permanente, di istruzione e formazione.
L’adesione a STEP garantisce ai Programmi i della politica di coesione europea 2021-2027 una maggiore flessibilità, compresa l’estensione dell’ammissibilità per le grandi imprese e la possibile esenzione dalla verifica di metà periodo prevista dal Performance Framework 2021-2027.
Il Regolamento (UE) 2024/795 introduce un tetto del 20% alle risorse FESR da destinare a livello nazionale agli obiettivi STEP (circa 5,3 miliardi di euro per l’Italia).

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Cos'è il Fondo nazionale per lo Sviluppo e la Coesione?

Il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) è lo strumento finanziario attraverso il quale lo Stato Italiano persegue il principio della coesione territoriale, sancito dall’Articolo 119 della Costituzione. Il Fondo, che in precedenza era denominato Fondo per le Aree Sottoutilizzate (ex FAS), è stato istituito con la Legge Finanziaria 2003 (articolo 61 della Legge 289/2002) con l’obiettivo di dare unità programmatica e finanziaria alle risorse nazionali stanziate per il riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese e aggiuntive rispetto a quelle UE.
In particolare, il Fondo finanzia gli interventi speciali dello Stato e l’erogazione di contributi di carattere infrastrutturale e immateriale, di rilievo nazionale, interregionale e regionale. Le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione sono indirizzate per l’80% al Mezzogiorno e per il 20% al Centro-Nord. Anche i progetti in attuazione in ambito FSC alimentano il Sistema Nazionale di Monitoraggio, come tutti quelli finanziati nell’ambito delle politiche di coesione.

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Che cosa sono i Piani Sviluppo e Coesione (PSC)?

Il Piano Sviluppo e Coesione (PSC) è uno strumento introdotto nel corso del ciclo 2014-2020 e previsto dall'articolo 44 del DL 34/2019 e s.m.i. con l’obiettivo di portare a unitarietà la programmazione delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, l’ex Fondo per le Aree Sottoutilizzate, relativa a tre cicli programmazione, il 2014-2020, il 2007-2013 e il 2000-2006. Sono 43 in totale i Piani Sviluppo e Coesione individuati nel corso del ciclo 2014-2020. Essi vanno a sostituire gli oltre 900 precedenti strumenti programmatori del FSC, quali Patti per lo Sviluppo, Programmi Attuativi Regionali, Programmi Regionali di Attuazione, Obiettivi di Servizio e Intese di Programma. I progetti monitorati inizialmente tramite questi strumenti vengono migrati all’interno dei nuovi Piani Sviluppo e Coesione.

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Cos'è il Fondo di rotazione per l’attuazione delle politiche comunitarie?

Il Fondo di rotazione è stato istituito dall’articolo 5 della Legge n. 183/1987, presso il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato del Ministero dell’economia e delle Finanze, cioè quel soggetto chiamato ad erogare le quote di cofinanziamento nazionale degli interventi comunitari finanziati nelle aree obiettivo dei fondi strutturali, nonché eventuali anticipazioni sui contributi spettanti a carico del bilancio dell’UE.
A partire da 2011 il Fondo di rotazione, e in particolare risorse nazionali derivanti dalla riduzione del tasso di cofinanziamento nazionale dei Programmi Operativi e da risorse riprogrammate attraverso rimodulazione interna ai medesimi Programmi, hanno finanziato il Piano d’Azione per la Coesione (PAC), avviato per accelerare l’attuazione dei programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali 2007-2013 e rafforzare l’efficacia degli interventi. Nel ciclo di programmazione 2014-2020 l’esperienza del PAC continua nei Programmi Operativi Complementari (POC), finanziati da una quota delle risorse del Fondo di Rotazione che affiancano il cofinanziamento nazionale dei Programmi Operativi dei Fondi Strutturali e di Investimento Europei. Nella programmazione 2021-2027 le risorse derivanti dalla riduzione del tasso di cofinanziamento ai Programmi comunitari sono invece direttamente programmati nell’ambito degli Accordi per la Coesione.

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Che cosa s’intende per Sistema Nazionale di Monitoraggio?

Il monitoraggio della coesione è assicurato dal Sistema Nazionale di Monitoraggio, gestito dall'Ispettorato Generale per i Rapporti con l’Unione Europea della Ragioneria Generale dello Stato del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF-RGS-IGRUE). Al centro del Sistema Nazionale di Monitoraggio c’è una banca dati alimentata - a livello di singolo progetto - dai Sistemi informativi Locali di tutte le Amministrazioni titolari di Piani o Programmi finanziati da risorse della coesione, sulla base di regole e standard condivisi. L’esigenza di disporre di uno strumento informativo centralizzato è figlia delle richieste comunitarie, formulate nei regolamenti a partire dal ciclo di programmazione 2000-2006. Dal 2007-2013, il monitoraggio è esteso anche a tutti gli interventi delle politiche di coesione realizzati con le risorse nazionali (in primis il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione - FSC, ex Fondo per le Aree Sottoutilizzate-FAS). Tra un ciclo e un altro di programmazione il Sistema, seppur declinato in distinte banche dati, ha mantenuto un impianto informativo unitario e si è evoluto in continuità rispetto alle principali variabili osservate.

Per saperne di più https://opencoesione.gov.it/it/sistema_monitoraggio/

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Cosa sono il costo pubblico monitorato e il costo coesione?

Il costo pubblico monitorato indica il totale dei finanziamenti pubblici riferiti ai progetti monitorati, al netto di eventuali economie maturate. Il costo pubblico monitorato comprende i finanziamenti provenienti da tutte le fonti finanziarie, mentre non comprende i finanziamenti da soggetti privati. Il “costo coesione” rappresenta invece la quota del costo pubblico monitorato che viene finanziata da risorse europee e nazionali delle politiche di coesione, quindi il costo ammesso su Piani e Programmi della coesione. La differenza tra costo pubblico monitorato e “costo coesione” evidenzia quanti siano i cofinanziamenti “attratti” dalle politiche di coesione, costituiti da risorse ordinarie, di provenienza statale, regionale o comunale, che concorrono al finanziamento dei progetti.

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Cos’è OpenCoesione?

OpenCoesione è l'iniziativa di open government sulle politiche di coesione in Italia. Sul portale sono navigabili dati su risorse programmate e spese, localizzazioni, ambiti tematici, soggetti programmatori e attuatori, tempi, realizzazioni e pagamenti dei singoli progetti. Tutti possono così valutare come le risorse vengono utilizzate rispetto ai bisogni dei territori.
A partire dal ciclo 2014-2020, OpenCoesione è anche il portale unico nazionale che garantisce la trasparenza sui progetti finanziati nei territori e che, con il 2021-2027, assume anche il ruolo di migliorare la comunicazione e la visibilità della politica di coesione, unitamente all’adozione, a partire dal 2022, di un logo unico nazionale. Per facilitare le azioni di comunicazione, visibilità e trasparenza della politica di coesione, i referenti della comunicazione centrali, regionali e locali sono organizzati in una rete nazionale ed europea, oggi denominate INFORM, che si riunisce periodicamente e favorisce il costante confronto e lo scambio di esperienze.

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