Data Card - La politica di coesione e la ricerca sui cambiamenti climatici: i progetti della Fondazione CMCC

02/12/2022

Domenica 20 novembre 2022, con due giorni di ritardo rispetto a quanto programmato, s'è chiusa a Sharm El-Sheikh, in Egitto, la COP27, cioè la ventisettesima Conferenza Onu nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc). Al più importante appuntamento istituzionale multilaterale che ha l'obiettivo di contrastare gli effetti del climate change hanno preso parte oltre 45mila persone, per condividere idee e soluzioni e costruire partnership e coalizioni. Oltre ai rappresentanti di governi nazionali di oltre 190 Paesi e della Commissione Europea, in Egitto sono arrivate le popolazioni indigene, le comunità locali, le città e la società civile, compresi i giovani e i bambini, che hanno mostrato come stanno affrontando i cambiamenti climatici e hanno condiviso l’impatto che ha sulla loro vita.

La COP27 ha adottato un implementation plan, che "riconosce che limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius richiede riduzioni rapide, profonde e sostenute delle emissioni globali di gas serra, pari al 43% entro il 2030 rispetto al livello del 2019". Un nuovo rapporto delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, pubblicato pochi giorni prima dell'avvio della Conferenza di Sharm El-Sheikh, mostra che i Paesi stanno piegando la curva delle emissioni globali di gas serra verso il basso, ma sottolinea che questi sforzi rimangono insufficienti per limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius entro la fine del secolo. Secondo il rapporto, infatti, l'insieme degli impegni climatici assunti dalle 193 Parti coinvolte nell'Accordo di Parigi potrebbe portare il mondo a un riscaldamento di circa 2,5 gradi Celsius entro la fine del secolo, quando l'obiettivo stabilito nel 2015, durante la COP21 che si tenne appunto nella capitale francese, era di fermarsi a 1,5 gradi Celsius.

Con gli impegni attuali in materia di "riduzione delle emissioni", purtroppo, queste aumenteranno del 10,6% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010.

L'8 novembre alla COP27 ha preso parola durante la plenaria anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Nel suo intervento ha assicurato l'impegno che l'Europa si assume, per essere leader nella lotta al cambiamento climatico: "Ridurremo le nostre emissioni di gas serra di almeno il 55% fino al 2030. E questo è sancito dalla legge. Con il nostro pacchetto 'Fit for 55' stiamo mettendo in atto il quadro giuridico più ambizioso al mondo. E chiediamo a tutti i principali emettitori di aumentare le loro ambizioni".

Tra l'8 e il 9 novembre, Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sul regolamento relativo alla condivisione degli sforzi tra Stati membri (Effort sharing regulation), che fa parte del pacchetto clima, il già citato "Fit for 55". Entro il 2030, l'Italia dovrà ridurre le emissioni di gas serra di agricoltura, trasporti, edifici e piccola industria del 43,7% rispetto al 2005. Per il nostro Paese si tratta della richiesta di uno sforzo aggiuntivo: il target nazionale attuale è infatti del 33%.

A partire dal ciclo di programmazione 2014-2020, anche la politica di coesione calcola il sostegno agli obiettivi in materia di cambiamenti climatici dell'Unione europea per ogni ambito di intervento dei fondi strutturali europei: su OpenCoesione è possibile una ricognizione attraverso uno specifico focus, a cui nel marzo del 2022 è stata dedicata anche una Data Card. Questo nuovo approfondimento, invece, prende le mosse da una considerazione contenuta nella Decisione della COP27, laddove il documento "riconosce che [il contrasto ai cambiamenti climatici] richiede un'azione accelerata in questo decennio critico, sulla base dell'equità e delle migliori conoscenze scientifiche disponibili".

In Italia, tra le migliori conoscenze scientifiche ci sono quelle prodotte dai ricercatori affiliati al Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), fondato nel 2005 con il supporto finanziario dell'allora Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e dell'allora Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (MATT). Si tratta di un soggetto che si avvale della vasta esperienza nel campo della ricerca di nove soci riuniti dal 2015 in una Fondazione (sono Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Università degli Studi del Salento, Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, Università Ca’ Foscari Venezia, Università di Sassari, Università della Tuscia, Politecnico di Milano, Resources for the Future, Università di Bologna). Alla COP27 il CMCC era presente e ha organizzato o preso parte a una serie di appuntamenti volti ad approfondire, tra gli altri temi, i sentieri che l'Italia può percorrere per contenere l'innalzamento delle temperatura globale entro 1,5°C e la relazione tra giornalismo, media e narrazione della crisi climatica.

A margine della COP27, OpenCoesione ha intervistato la Fondazione CMCC: nell’ambito del ciclo 2014-2020 delle politiche di coesione, infatti, sono stati finanziati due progetti che hanno visto la Fondazione come beneficiario. Il primo, per quasi cinque milioni di euro, è stato finanziato dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) nell'ambito del PATTO PUGLIA, finalizzato alla realizzazione della facility nazionale per i dati di cambiamento climatico, cioè la sede del CMCC, a Lecce. Il secondo, del valore di circa 6 milioni di euro, ha garantito l'espansione, l'aggiornamento e il potenziamento del Centro di supercalcolo JUNO (POR FESR FSE PUGLIA). Le risposte sono di Mauro Buonocore, responsabile dell'Ufficio comunicazione e media della Fondazione CMCC.


REALIZZAZIONE DELLA FACILITY NAZIONALE PER I DATI DI CAMBIAMENTO CLIMATICO - FONDAZIONE CMCC
Costo pubblico monitorato € 4.994.665,41
Programma PATTO PUGLIA
Ciclo di programmazione 2014-2020
Stato di avanzamento 100%



Che cos'è la nuova facility di Fondazione CMCC a Lecce e perché è importante per poter coordinare e realizzare al meglio il lavoro di ricerca del Centro sul tema dei cambiamenti climatici?
La Fondazione CMCC è un centro di ricerca multidisciplinare che si occupa di realizzare studi e modelli del sistema climatico e delle sue interazioni con la società e con l’ambiente, per garantire risultati affidabili, tempestivi e rigorosi al fine di stimolare una crescita sostenibile, proteggere l’ambiente e sviluppare, nel contesto dei cambiamenti climatici, politiche di adattamento e mitigazione fondate su conoscenze scientifiche. Nel perseguimento dei propri obiettivi la Fondazione CMCC promuove e svolge attività di ricerca scientifica, di base e applicata, e sviluppa servizi operativi ad elevato contenuto di innovazione tecnologica, nei diversi campi su cui i cambiamenti climatici esercitano un impatto, favorendo anche collaborazioni tra Università, enti di ricerca nazionali e internazionali, enti territoriali e settori produttivi.
In particolare, la Fondazione CMCC è volta a valorizzare l’integrazione e la convergenza di competenze multidisciplinari, necessarie per analizzare i temi relativi alle scienze del clima, utilizzando simulazioni ad alta risoluzione e sviluppando modelli dell’atmosfera e dell’oceano, della superficie terrestre e dell’idrologia sotterranea e degli impatti ambientali e socioeconomici.
In altre parole, il cuore degli studi del CMCC è l’interazione tra il sistema climatico e i sistemi sociali, economici e ambientali. Un ambito della ricerca, questo, che rappresenta una delle sfide più avanzate dei nostri tempi e i cui risultati sono determinanti per la produzione di conoscenza scientifica che è alla base di processi decisionali in ambito sia pubblico che privato, su scala globale e locale. Questa produzione scientifica e la sua conseguente applicazione richiedono anche una capacità di calcolo tale da consentire di produrre modelli capaci di un livello di dettaglio e di affidabilità molto elevati. La realizzazione della nuova sede del CMCC consente di ospitare in un unico luogo l’infrastruttura di calcolo, la quale ha necessità di spazi e tecnologie adeguate, il personale di ricerca che, utilizzando l’infrastruttura e la rete internazionale in questa è inserita, è nelle condizioni di produrre conoscenza scientifica avanzata su un tema che rappresenta una frontiera all’incontro tra le scienze e la società.


Che supporto ha dato la politica di coesione per la realizzazione dell'investimento?
Nell’ambito del Fondo per lo sviluppo e la coesione, con il "Patto per lo Sviluppo delle Regione Puglia 2014-2020", la Fondazione CMCC è stata individuata quale destinataria di un fondo di circa 5 milioni di euro, con la finalità di dotare di una nuova sede "la Facility Nazionale per i dati di cambiamento climatico". Questi fondi sono stati quindi utilizzati per l’acquisto e la ristrutturazione dell’immobile che ospita la nuova sede della Fondazione, inclusa la nuova infrastruttura di supercalcolo. Uno spazio polifunzionale di 3.300 metri quadri di spazi ospita la task force multidisciplinare che coinvolge esperti di oceanografia e modellistica del mare, dall’oceano globale alla scala regionale (Mar Mediterraneo, Mar Nero) e costiera, esperti di calcolo avanzato, data science, machine learning e Intelligenza Artificiale, ed esperti di impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi terrestri e sul settore agro-forestale. È da questo capitale umano che nascono e si sviluppano, in collaborazione con oltre un centinaio di persone afferenti alle altre sedi della Fondazione CMCC e con decine di altri centri a livello nazionale e internazionale, studi sull'interazione tra il clima, l'ambiente, l'economia e la società, ricerche a supporto della costruzione di politiche per progettare un futuro che da subito sappia trovare le risposte adeguate alle sfide dei cambiamenti climatici.
Gli spazi costituiscono un beneficio per l’intera comunità, ospitano iniziative mirate a coinvolgere i cittadini nella ricerca scientifica e nella divulgazione dei suoi risultati. Eventi pubblici, incontri, dibattiti, meeting internazionali di ricerca animano la sede e offrono una proposta culturale a tutto il territorio con l’obiettivo di contribuire ad accrescere la consapevolezza pubblica sulle principali sfide del futuro. Al suo interno trovano spazi adeguati inoltre le iniziative con cui il CMCC promuove la formazione di alto livello sui cambiamenti climatici co-organizzando con le Università partner corsi di Dottorato e Master.

JUNO -ESPANSIONE AGGIORNAMENTO E POTENZIAMENTO DEL CENTRO DI SUPERCALCOLO
Costo pubblico monitorato € 5.982.885,31
Programma POR FESR FSE PUGLIA
Ciclo di programmazione 2014-2020
Stato di avanzamento 68%

Cos’è Juno? A che cosa serve? Perché è stato necessario espandere il centro di supercalcolo?
Il Centro di Supercalcolo del CMCC a Lecce, attivo dal 2008, è la più grande struttura di calcolo in Italia - e tra le più avanzate in Europa - dedicata esclusivamente alla ricerca sui cambiamenti climatici e alle loro interazioni con la società e i sistemi economici. Fulcro dell’infrastruttura tecnologica che consente al CMCC di realizzare e sviluppare scenari e modelli sul futuro del clima, il Centro di Supercalcolo è stato potenziato sia per quanto riguarda la struttura di calcolo che i sistemi di archiviazione dei dati, che consentono di gestire e conservare nel medio e lungo termine l'enorme quantità di dati climatici prodotti dalle attività di ricerca e operative del centro.
Juno è il nome che è stato assegnato al nuovo supercomputer che è basato sulla nuova generazione di processori Intel (processore scalabile Intel Xeon di terza generazione, nome in codice “Ice Lake”) e sull’ultima generazione di GPU NVIDIA (architettura NVIDIA Ampere).
Juno si affianca al preesistente Zeus, portando la potenza di calcolo complessiva del CMCC, in termini di prestazione di picco teorica, a 2.400 TFlops (un TFlop è pari a mille miliardi di operazioni al secondo). Il centro di supercalcolo si completa poi con 32 Petabytes di capacità di archiviazione e 40 Petabytes di tape library.
Il potenziamento dell’infrastruttura di supercalcolo risponde a numerose domande tra cui, da una parte, la necessità di essere dotati di una capacità di calcolo tale da poter rispondere alle sfide più avanzate poste alla comunità scientifica, dall’altra, la disponibilità di capacità di archiviazione di dati conseguente. Un altro aspetto riguarda anche la questione energetica: il rinnovamento dell’infrastruttura permette anche di utilizzare strumenti più efficienti dal punto di vista dei consumi e sistemi di alimentazione sempre più coerenti con gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Che supporto ha fornito la politica di coesione?
Nell’ambito del PNR (Piano Nazionale della Ricerca) sono state individuate le infrastrutture di ricerca strategiche, nazionali e regionali. Queste ultime sono state finanziate a valere sui fondi europei della coesione, attraverso i piani operativi regionali (POR).
In particolare, il nuovo Data Center del CMCC “JUNO” è stato individuato dalla Regione Puglia come infrastruttura strategica di ricerca e finanziata a valere sull'Azione 1.7 “Interventi di sostegno alle infrastrutture di ricerca del sistema regionale - Asse I del PO FESR FSE 2014-2020 Ricerca, sviluppo tecnologico e Innovazione”. Il contratto di finanziamento, per un importo complessivo di circa 6 milioni di euro, è stato firmato il 18 ottobre 2019. Il Data Center è stato ultimato e collaudato nel mese di ottobre 2022. La procedura di finanziamento con la Regione Puglia è stata avviata con l’Ufficio Programmazione Unitaria e con l’Autorità per l’Attuazione del Programma ed è proseguita, nella fase di esecuzione del progetto, con il Dipartimento di Innovazione e Sviluppo.

Si ringrazia la Fondazione CMCC per la gentile concessione delle foto